domenica 1 aprile 2012

Il futuro del romanzo


Qual è il futuro del romanzo? Parafrasando il titolo di un saggio un po' datato di Umberto Eco, al momento si distinguono due scenari principali: quello degli apocalittici e quello degli integrati. Il primo riguarda i fanatici della tecnologia, quelli che pensano che il libro cartaceo sparirà completamente
per lasciare il posto agli ebook o qualunque altra forma di  scrittura/lettura digitale; del secondo scenario, invece, fanno parte i romantici della lettura, quelli che pensano che la versione cartacea non potrà mai sparire perché il fruscio delle pagine, i margini scarabocchiati e i segnalibri in pelle sono insostituibili.
La verità, probabilmente, sta in mezzo a queste due opposte e inconciliabili posizioni.
Lasciamo per adesso perdere i saggi e le pubblicazioni periodiche (sia scientifiche che non) e focalizziamo la nostra attenzione sul romanzo. Cosa sta succedendo da un po' sui tempo a questa parte? Alcuni scrittori sentono l'esigenza di "riscrivere" delle opere importanti, sia proprie che altrui. È il caso di Baricco, che ripropone un testo omerico, oppure dello stesso Eco, che non solo si cimenta com la riscrittura dei Promessi Sposi, ma addirittura rimaneggia il suo celebre "Il nome della rosa" dopo oltre trent'anni dalla prima edizione.
In tutti questi casi il motivo della riscrittura è pressoché evidente: snellire il testo, togliere il superfluo, aggiornare la forma per rendere la storia più accessibile a un pubblico moderno.
Tanto vale, allora, soffermarsi sulle esigenze di questo pubblico moderno per capire semmai sia possibile tracciare qualche plausibile percorso futuro del genere “romanzo”.
Il pubblico di oggi è abituato all'idea di movimento e dinamicità. Legge di tutto, ma frettolosamente. Si concentra con alta intensità su qualcosa, ma per un tempo breve. Per questo ama i testi compatti, concisi, altamente informativi, schematici e privi di fronzoli. Il lettore di oggi su lascia distrarre facilmente: basta dargli un link seducente ed è disposto ad abbandonare la pagina per intraprendere nuove letture. Infine, quello odierno è un pubblico educato alla multimedialità e al multitasking, visto che è in grado di ricevere diversi stimoli sensoriali simultaneamente e di eseguire più di un'operazione per volta: per esempio, segue un programma televisivo e commenta su twitter in tempo reale, oppure ascolta musica, scrive una lettera, controlla dei concetti su Wikipedia e dà un'occhiata alla posta elettronica.
Considerato tutto questo, come possiamo immaginare il romanzo del futuro? Da apocalittici o da integrati?
Io credo che le due realtà coesisteranno. Continueranno ad esserci romanzi complessi, la cui lettura sarà piacevole solo attraverso il contratto fisico con un fascio di fogli ben rilegato, la cui ruvidezza deve essere assaporata col tatto mentre voltiamo pagina lentamente, mentre ci godiamo questa piccola conquista di lento incedere verso la conclusione. E poi ci saranno anche i romanzi "snelli", di facile lettura su supporti elettronici, possibilmente dotati di riferimenti extratestuali e/o multimediali. Esisteranno, insomma, romanzi appositamente scritti per lo stile apocalittico e altri conformi a quello integrato, con la possibilità di offrire due diverse edizioni a seconda del tipo di lettore. Magari verrà fuori anche una nuova figura di editor, a cui sarà demandata la "traduzione" o, meglio  ancora, l'adattamento di un romanzo da uno stile all'altro... Ma questa è tutta un'altra storia.