Gérard Genette (Par Pierrelucverville — Travail personne) |
Le categorie classiche sono la prima e la terza persona, ma come vedremo non bastano affatto. Un racconto in prima persona afferma il punto di vista di chi scrive: io racconto, io ho visto, mi è successo, ho incontrato, ho salutato, eccetera. La terza persona è più distaccata, e adotta il punto di vista di un personaggio che non coincide con chi racconta la storia: Giovanni esce di casa, Giovanni ha visto, a Giovanni è successo questo, Giovanni ha incontrato e salutato qualcuno.
La prima persona, dicevamo, è più coinvolta; la terza persona, più distaccata.
La prima persona sa di autobiografia; la terza persona sa di biografia del personaggio in questione.
La prima persona partecipa agli eventi; la terza persona li racconta da una distanza.
Come prima classificazione, non è male, ma per essere più precisi la semiotica, la narratologia e le teorie dell'enunciazione distinguerebbero tra più casi. Per esempio, vale la pena soffermarsi su quello che teorizza Genette, sempre partendo dal ruolo che copre il narratore .
La prima distinzione avviene a livello narrativo.
Il narratore è dentro la storia e allo stesso livello della narrazione o no? In questo caso distinguiamo rispettivamente tra narratore intradiegetico ed extradiegetico.
La seconda distinzione investiga il rapporto tra narratore e storia.
Il narratore partecipa alla storia o no? Partecipa agli eventi narrati o si limita a raccontarli? Ecco che possiamo identificare il narratore omodiegetico e quello eterodiegetico.
Incrociando queste due categorie, sono possibili quattro casi (interessante, a questo proposito, la scheda di Giovanna Cosenza).
Alla voce della narrazione possiamo far seguire una rifessione sullo sguardo della narrazione.