Kundera affascina per la sua capacità di
saper parlare bene di tante cose e di trovare il modo per legarle saldamente
insieme, nonostante la palese disomogeneità.
Il libro del riso e dell’oblio è un romanzo in forma di variazioni attraverso il
quale emerge la descrizione dell’uomo nella lotta contro il tempo. Lotta che,
il più delle volte, riserva una sottile ironia al momento di tirare le somme.
L’uomo, nel combattere il tempo, guarda al
futuro soltanto nella misura in cui esso potrà lasciare un’impronta nel
passato, perché la gloria viene esclusivamente per merito di quest’ultimo, e la
velleità dell’idea di eterno coincide
anche con quella di bellezza. Scrive Kundera: «[…] la bellezza è l’abolizione
della cronologia e la rivolta contro il tempo». Naturalmente, l’intento di
cancellare l’oblio si può riscontrare in numerosi ambiti: la politica, il
sesso, l’amore, la letteratura, la poesia, ciascuno di essi con la propria
molteplicità di fattori e con una diversa ideologia.
Senza dispensare le conoscenze provenienti
dalla sua poliedrica cultura, l’autore si immerge in lunghe digressioni,
alternando l’esposizione dei contenuti essenziali alla trama con parentesi di
carattere aneddotico, ma dimostrando come, alla fine, anch’esse contribuiscano
alla meravigliosa essenza della struttura narrativa. Sempre nel suo
inconfondibile stile, Kundera affronta anche delle problematiche di carattere
sociologico e psicologico, dando la netta impressione di voler focalizzare
nella realtà e nel concreto tutti quei costrutti mentali dall’accento
metafisico che pone in essere con perentoria fermezza; e, scavando nel tessuto
quotidiano, porta alla luce una serie di comportamenti tipici dell’uomo
moderno, ai quali, il più delle volte, trova una spiegazione originale e
suscettibile di approfondimenti. Così, la ricchezza di questo libro non è altro che la ricchezza degli
interrogativi lasciati in eredità al lettore, mentre la sua forza è
rappresentata dall’intelligenza con cui vengono cuciti i vari frammenti e
organizzati in forma compiuta.
(recensione apparsa su Primo tra il 2000 e il 2002)