lunedì 20 febbraio 2017

Il libro del riso e dell’oblio (recensione)



Il libro del riso e dell'oblio
Kundera affascina per la sua capacità di saper parlare bene di tante cose e di trovare il modo per legarle saldamente insieme, nonostante la palese disomogeneità.
Il libro del riso e dell’oblio è un romanzo in forma di variazioni attraverso il quale emerge la descrizione dell’uomo nella lotta contro il tempo. Lotta che, il più delle volte, riserva una sottile ironia al momento di tirare le somme.
L’uomo, nel combattere il tempo, guarda al futuro soltanto nella misura in cui esso potrà lasciare un’impronta nel passato, perché la gloria viene esclusivamente per merito di quest’ultimo, e la velleità dell’idea di eterno coincide anche con quella di bellezza. Scrive Kundera: «[…] la bellezza è l’abolizione della cronologia e la rivolta contro il tempo». Naturalmente, l’intento di cancellare l’oblio si può riscontrare in numerosi ambiti: la politica, il sesso, l’amore, la letteratura, la poesia, ciascuno di essi con la propria molteplicità di fattori e con una diversa ideologia.
Senza dispensare le conoscenze provenienti dalla sua poliedrica cultura, l’autore si immerge in lunghe digressioni, alternando l’esposizione dei contenuti essenziali alla trama con parentesi di carattere aneddotico, ma dimostrando come, alla fine, anch’esse contribuiscano alla meravigliosa essenza della struttura narrativa. Sempre nel suo inconfondibile stile, Kundera affronta anche delle problematiche di carattere sociologico e psicologico, dando la netta impressione di voler focalizzare nella realtà e nel concreto tutti quei costrutti mentali dall’accento metafisico che pone in essere con perentoria fermezza; e, scavando nel tessuto quotidiano, porta alla luce una serie di comportamenti tipici dell’uomo moderno, ai quali, il più delle volte, trova una spiegazione originale e suscettibile di approfondimenti. Così, la ricchezza di questo libro non è altro che la ricchezza degli interrogativi lasciati in eredità al lettore, mentre la sua forza è rappresentata dall’intelligenza con cui vengono cuciti i vari frammenti e organizzati in forma compiuta.
(recensione apparsa su Primo tra il 2000 e il 2002)